Coscienza Digitale

Posted: 25th giugno 2013 by @DaniloMorchio in Senza categoria
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CoscienzaDigitale

L’immagine e’ quella di un cielo plumbeo, con rumori ovattati dalla lenta discesa di un’asciutta ed apparentemente calda nevicata.

Il crepuscolo inoltrato era musicalmente accomapagnato da un opera di Musorgskj.

La calma che pervadeva tutto dava un senso di tranquillita’ che invadeva ogni singola cellula di ogni centimetro quadrato del tessuto epiteliale.Il momento era vita allo stato puro.

Chiunque avesse avuto la necessaria recettivita’ quella era la sera giusta per sfiorare con le dita dell’anima l’essenza del grande burattinaio, bastava semplicemente lasciarsi andare abbandonando i problemi terreni, ascoltando quella musica leggera, magari immergendosi in un buon libro o semplicemente sognando.

Un attimo e con un piccolo salto si poteva oltrepassare pie’ pari i propri sensi per trovarsi a contatto con la definizione stessa della perfezione, quasi che tutto fosse l’uno, come in uno stato di grazia, la sublimazione dell’esistenza stessa.

Tutto questo poteva essere provato, tutto questo oppure l’opposto di tutto, si, perche’ la perfezione ha un unico stato, un piccolo spostamento da questo equilibrio e nulla sarebbe stato piu’ lo stesso, una virgola di troppo avrebbe trasformato questo paradiso nel peggiore degli inferni con vene invase dal fuoco dell’orrore, la visione distorta dai colori grigi ed opachi di una tristezza infinita, la consapevolezza del nulla che attende dietro l’angolo della vita, senza la minima speranza di redenzione e neppure il desiderio di essa.

Paure, mistero e certezze si fondono assieme e si dissolvono quando nel rendersi conto del proprio crimine, della propria colpa involontaria ma ormai impregnata nella mente non dara’ mai piu’ un attimo di serenita’.

Ed era questo lo stato in cui si sentiva.

Da fuori la finestra dell’ultimo piano del grattacielo, nel buio della sera, era illuminata da una fievole luce azzurrina ravvivata di quando in quando da piccoli lampi piu’ chiari, visione classica e riconoscibile per chi ha passato gran parte della propria vita di fronte alla finestra piatta ed infinita affacciata nella linea di demarcazione tra il mondo fisico e quello delle idee, un mondo il secondo indefinibile, ma sempre piu’ parte del quotidiano, un mondo confuso tra cio’ che e’ e cio’ che non e’, il mondo dell’era digitale.

Sul muro alle spalle un’ombra, una sagoma nera sparata dall’assenza di particelle assorbite dal corpo stesso, una forma immobile da troppo tempo che non trova piu’ spazio nel mondo, in un’attesa piena di speranze, che ha perso la capacita’ di relazionarsi con gli altri e con le emozioni recise dal taglio netto di una lama invisibile.

Questo interruttore si e’ spento, per cancellare immagini dolorose e ricordi che non vuole far riecheggiare nella mente.

Questo e’ l’uomo di oggi, dell’era dei computer, una cozzaglia di nulla, con enormi potenzialita’ inespresse.

L’unico modo di salvarsi, e’ quello di uscire dallo stato di veglia, cercando di mantenere i nuovi legami elettronici, spostando anche pero’ la sua attenzione fuori dalle gabbie dorate di visioni fantastiche che il nuovo mondo ci ha creato.

Ma solo chi ha vissuto il passaggio può liberarsi, gli altri, quelli che ci sono nati, vi sono imprigionati ed invischiati, come in una palude, che li soffoca rendendoli schiavi.

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