La piantina e il carceriere (favola)

Posted: 16th aprile 2013 by @DaniloMorchio in Senza categoria
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C’erano una volta due semini che venivano felicemente trasportati dal soffio lieve del vento verso chissà quale destino ma erano felici perché sapevano che quando il vento si sarebbe fermato sarebbero stati posati dolcemente al suolo uno accanto all’altra poiché quella era la loro natura e da ciò dipendeva la loro felicità.

Vagando e vagando parlavano di tutto ciò che di bello poteva loro capitare e tra loro c’era un tacito intendimento che li legava e li trascinava nel turbine della loro esistenza come se tutto fosse il sogno di un Dio che li guidava dall’alto.

Ma fu così che un giorno il vento che per tanta strada li aveva librati ora si trovò senza forza e li lasciò cadere a terra e come promesso si trovarono a poca distanza l’uno dall’altra, capirono di trovarsi vicino ad una casa di campagna e ne furono felici perché crescendo lì avrebbero potuto rendere felice nel loro germogliare gli esseri tutti che passavano, alla loro vista uccellini, cani, gatti ed esseri umani avrebbero potuto godere della meraviglia della natura e del profumo che emanavano.

Così iniziarono a crescere e crebbero e crebbero fino a divenire adulti abbastanza da capire quali fossero i piaceri della vita ed a poterne godere in pace sempre assieme, ma proprio allora successe qualcosa che non avevano previsto, un uomo che abitava nella casa lì vicino addocchiò Lei e reputò che essa era troppo bella perché non dovesse diventare sua per sempre.

Quest’uomo incoscientemente nel suo egoismo aveva deciso che altri non avrebbero dovuto godere di ciò che oramai gli apparteneva, così la estrasse dal terreno con delicatezza dicendole parole dolci e donandole carezze, tanto che lì per lì Lei ne fu felice e venne pervasa da un senso d’amore per colui che la trattava con tanto sentimento e sicuramente il sentimento era vero ma tanto vero quanto l’incoscienza di quei suoi gesti.

L’uomo la portò all’interno del suo giardino scavò una piccola buca e vi adagiò Lei all’interno, ne ricoprì le radici con la terra e le diede da bere.

Per qualche tempo Lei fu molto felice di quella situazione, tanto che si era dimenticata del suo compagno, degli animali e delle persone che al di fuori del recinto di quella casa l’avevano venerata ed amata come qualcosa di unico di importante, come il prezioso attimo di tempo che la vita concede alla più breve esistenza.

Passata questa infatuazione ella cominciò a riflettere ed iniziò a capire che ciò che veramente importava era fuori da quelle mura, i suoi amici la sua libertà la sua stessa essenza erano al di là della griglia ma nulla poteva fare per superarla e tornare alla vita.

Fu per ciò che inizio a capire che era stata raggirata da quel suo amato carceriere, egli l’aveva rapita alla vita con l’inganno e l’aveva fatta sua per sempre ma perché ?

Mentre il tempo passava cominciò a capirne il motivo dal fatto che pian piano attorno a Lei erano state piantate altri germogli e tutti avevano un denominatore comune la bellezza.

Fu così che decise che l’unica cosa da fare per poter uscire da quella situazione era quella di non essere più così appariscente agli occhi del suo carceriere che così l’avrebbe allontanata dal proprio giardino.

Non bevve più l’acqua che le veniva offerta fino a che cominciò ad appassire cosichè ciò che aveva previsto si avverò, il carceriere estirpò Lei dal terreno e la cacciò al di là della staccionata che per troppo tempo l’aveva rinchiusa fuori dalla vita, cadde a terra con violenza e svenne.

Pian piano poco tempo dopo aprì gli occhi e nella visione che le pervase la vista non trovò ciò che aveva sperato, non c’erano più gli uccellini i gatti i cani e gli esseri umani ad amarla poiché non avevano più avuto motivo di passare di lì ma più di tutto la colpì l’orrore di ciò che aveva a fianco, il suo vecchio compagno di viaggio colui che più di tutti l’avrebbe potuta rendere felice giaceva a terra più mal ridotto di Lei, senza neppure la forza di parlare, solo un sorriso che le fece capire quanto più importante sia il breve attimo di tempo in cui si vive in cui la coscienza è pregna di vita e quanto poco possa valere il passato e il futuro così lontani entrambi dalla realtà dell’esistenza di qualunque essere vivente.

A quel sorriso Ella rispose con un altrettanto raggiante sorriso che nonostante tutto la rese bella come un tempo era stata mentre una lacrima lambiva il suo stelo testimoniando l’errore più grande in cui si possa incappare, quello di non vivere il momento ma vivendo il futuro che mai sarà raggiunto.

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