Risposte

Posted: 18th maggio 2013 by @DaniloMorchio in Senza categoria
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senza risposte

Bisogna essere pronti,

A cosa ?

A dare risposte.

Metti che un giorno quando i tuoi figli ti prenderanno da parte e come sempre accade tra genitori e figli, ti guarderanno con quell’aria innocente (anche se l’unica innocenza che potranno professare sarà quella di non averti ancora ucciso come sempre più spesso accade in questi tempi ), beh mettiamo che vi stiano guardando con la bocca che si stà per schiudere in uno dei suoi soliti perchè?

Allora in quel momento tu vorresti essere rapito da una di quelle fortuite telefonate così inopportune, da non arrivare mai al momento giusto, una telefonata inutile quanto noiosa, ma altrettanto capace di farti eludere la sorveglianza che tuo figlio tiene costantemente piazzata sulla tua presunta intelligenza, o peggio, sulla tua professata cultura, si peggio, perchè l’intelligenza è più sfuggevole e contorta da provare, di una cultura che o ce l’hai o ti ci perdi dentro.

Lui sà sempre quando il tempo è maturo e non perderà l’occasione di metterti in imbarazzo, troverà il modo di darti la mazzata in maniera così sottile che nemmeno ti accorgerai di quanto profondamente ti avrà colpito e tu lì, nel tuo attimo infinito a pensare, “e ora ? come faccio a spiegare qualcosa che non ho mai capito neppure io.”

Nella merda, l’unico pensiero che hai è questo, “ sono nella merda “, e nulla e nessuno allungherà mai una mono in quella merda per tirarti fuori, perchè è stupido sporcarsi sapendo di non poter risolvere il problema, e tu povero sfigato del momento, continui a dibatterti, sapendo di riuscire al massimo di confondere le idee oltre che a te stesso, anche a quei poveri stronzetti alto poco più di un metro, che nel frattempo con quei musetti attenti nasconderanno la consapevolezza di una risata, impressa nel loro profondo, il ‘SÈ che tu non puoi vedere ma che sai di subire senza poterci fare nulla.

Quindi, capisci che in qualche modo bisogna prepararsi a tutto ciò, a questa guerra psicologica che lui per natura vincerebbe in partenza e tu per cultura sei pronto a perdere, una guerra che non serve alla pratica della vita, ma solo al risveglio dell’essenza di ognuno di noi, per poter ritrovare la forza ed il coraggio di andare avanti in quella che è già di per se una sconfitta totale, ma che non lo si deve mai ammettere se non si vuole cadere prima del tempo.

Perciò bisogna trovare delle risposte, magari assurde, forse impossibili o anche realistiche per quanto possa rivelarsi al nostro concetto, non per questo credendoci, nè ammettendo per forza la loro verità, solo, sperando in esse un pò per i nostri figli ma sopratutto per noi stessi.

Così elaboriamo queste risposte, cerchiamo dentro e fuori ci facciamo aiutare dal povero pazzo che ci rende umani, ed iniziamo a tirare fuori le parole che nel loro formarsi ed accodarsi le une alle altre si portano dietro un insieme di forme astratte, d’immagini colorate da onomatopeiche forme verbali, piene di significati veri o falsi, suoni che per quanto logici o verosimili si mischiano in un rumore di fondo presente da sempre nell’infinito, ma che rimane inascoltato non perchè inutile ma solo difficile da decifrare per le nostre fragili menti, così piene di un nulla troppo importante ai nostri occhi e così vuoto delle verità che dovremmo conoscere, o forse al contrario così piene di utilissime e necessarie false realtà.

Quiete, è questo che cerchiamo nel nostro vagare con la mente, qualcosa che ci permetta di accettare la nostra situazione, noi specie virus di una natura perfetta, noi moltiplicatori coscienti di noi stessi, consapevoli di creare una futura morte nell’attimo stesso in cui creiamo la vita.

Le altre specie non hanno colpa ma noi si, forse una colpa quasi determinata da qualcosa che stà si dentro di noi ma di noi fa parte solo in senso lato, quante volte possiamo determinare i nostri pensieri, per lo più sgorgano da soli come da una sorgente d’acqua inanimata, insieme di concetti già composti ed elaborati, nel tempo da altre sorgenti e da altre e altre ancora, in un moto perpetuo e meccanicistico in cui l’anima non è che il risultato di una somma, il contenitore, il mare cui fluiscono l’insieme di tutte quelle acque di sorgente.

Allora rivolgendo lo sguardo laddove il pensiero raggiunge il più alto dei suoi voli, ci si domanda quanto ci sia di noi in quel mare infinito e quieto che dovrebbe rispecchiare la nostra anima.

Ma è solo…

.. L Illusione di esistere

Presente, passato, futuro, materia, sensazioni.

Altro non sono che concetti formulati da numeri e la realtà è solo il frutto di frequenze che oscillano ballando sui nostri sensi ed in essi trasformandosi in quelle forme astratte che noi cataloghiamo come fossero naturali e banali stati esistenziali.

Non analizziamo quasi mai queste illusioni, più per paura che per consapevolezza, nella fievole speranza di non accorgerci mai che la verità può essere svelata, essa è dentro di noi, fa parte di quegli stessi stati di livello inconscio che possono trovare spazio nei nostri sogni.

Non vogliamo vivere la realtà ma fingendo di esserne parte ci atteggiamo ad esserne giocatori esterni, inconsciamente falsi “dei” per poter avere una chance, un numero vincente nella lotteria universale.

Non vogliamo scendere dalla giostra ma mandiamo avanti lo spettacolo tenendo ben chiuso il palmo della mano per non perdere quel pugno di mosche che noi fieri spacciamo per verità assolute.

Forse tutto questo è bene, per non perdere quel poco di finzione che ci rende umani bisogna tenersi stretti alla logica alla matematica ed a tutto quello che ci permette di credere a qualcosa di definito, di preconcetto, altrimenti forse si sgretolerebbe di fronte ai nostri occhi la realtà come un castello di carte in una bufera e tutto potrebbe apparirci meno stabile, la sicurezza assurda che ci pervade altro non sarebbe che il ricordo sfuocato di qualcosa che definiremmo come un sogno.

Questo forse è quello che succede a chi ha perso il senno, rifugiandosi nella propria essenza e tagliando i ponti con l’esterno, il cosiddetto pazzo.

Forse è proprio così o forse siamo solo noi che cerchiamo di considerarci normali in un mondo in cui la realtà è così pazza da aver creato l’uomo.

È così difficile non perdersi, tenere sempre contemporaneamente presente il nostro senso di ricerca e la nostra quotidianità.

Per chi è oramai dalla parte del non ritorno non c’è problema, la quotidianità non esiste più e solo il volo è presente come unica realtà di cui ci deve preoccupare, ci si è lasciati andare da tempo e forse non si ha nemmeno più un biglietto per tornare.

Per gli altri non c’è problema perchè questa ricerca non gli è mai passata per la testa ed il loro nido culturale gli scalda le piume, croggiolandoli nel brodo dell’ignoranza, forse anche questo è uno stato di pace.

Per noi che cerchiamo di stare con tutti e due i piedi sulla linea di demarcazione dei due stati non c’è possibilità di errore, un solo minimo sbandamento potrebbe farci cadere e da queste altezze potremmo farci molto male, del resto anche restando completamente immobili non avremmo quei contatti così necessari che regolano la quotidianità necessaria ad una cosiddetta “normale” esistenza comune.

senza risposte

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